bet365.co.uk

"In Fondazione Santa Tecla nostro zio ha trovato una nuova casa, e noi con lui"

Con piacere condividiamo la lettera che ci hanno scritto i famigliari di Giovanni Baldo, per oltre tre anni ospite di Fondazione Santa Tecla.

Una di loro, Lorena Baldo, è anche presidente del nostro Comitato Famigliari,

Ricordando un pezzo di vita di Giovanni Baldo,

che è ora in viaggio per altra vita

Quella che sto per scrivere non è una semplice lettera di ringraziamento alla struttura “Fondazione Santa Tecla” di Este, ma è la testimonianza di 3 anni e mezzo di vita trascorsi, per Giovanni e per noi familiari, presso una casa diversa.

Come se ci fossimo trasferiti, con un cambio di residenza, tutti insieme da Carceri, dove lo zio è nato e vissuto, a Este presso la Casa di Riposo.

Lettera famigliari 1

 Quando si cambia casa c’è sempre un periodo di adattamento e di conoscenza dei propri vicini: così è stato per Giovanni e per noi.

I primi di settembre del 2016 lo zio è entrato al SAPA (Sezione Alta Protezione Alzheimer) per un primo periodo di stabilizzazione della sua iniziale minor autosufficienza.

Le cure e l’assistenza del personale di quel reparto ci hanno da subito colpito e rasserenato. Le visite giornaliere, mie e di mia sorella Giovanna, erano un appuntamento fisso a cui non abbiamo mai mancato. Lui ci aspettava per uscire, per andare al bar, e piano piano alla diffidenza e alla paura per quell’ambiente nuovo, è subentrata la consapevolezza, per lui e per noi, che quella sarebbe diventata la sua nuova casa.

 Ai primi di novembre dello stesso anno l’annuncio che la Fondazione l’avrebbe accolto in maniera definitiva presso l’ala Santo Stefano al secondo piano. Nuove persone, nuovo compagno di stanza, attribuzione del proprio posto nella sala da pranzo: inizio di un nuovo percorso.

Giovanni, per i primi due anni di permanenza, ha partecipato, camminando con le sue gambe, a tutte le attività che le educatrici organizzano per gli ospiti. La tombola non gli piaceva molto, diceva che baravano, e lui voleva vincere. I pomeriggi musicali e il cinema lo interessavano di più. A lui piaceva il gioco delle carte, si leggeva il giornale e chiacchierava con altri ospiti della casa: in particolare Angelo, Mario e Stella,persone speciali.

Mario, persona mite, discreta, che ha vissuto tantissimi anni in Fondazione Santa Tecla, e che ci ha lasciati da poco: affiora il ricordo dei discorsi tra lui e Giovanni su Carceri, loro paese di origine, su conoscenti comuni.

Angelo, cara e affettuosa persona, sempre attenta a rivolgere la parola allo zio, a chiedergli come stava, a parlare di lavoro, del lavoro che loro avevano fatto. Lo zio gli raccontava della Francia, dei mesi trascorsi a nord di Parigi per lavorare nei campi - erano gli anni Sessanta- e poi pronunciava qualche parola di francese che lo rendeva fiero ed orgoglioso.

Infine Stella, una signora dai modi gentili, dalle mani d’oro e dal sorriso stampato sulle labbra. Lo zio, quando la vedeva, la salutava quasi con riverenza, le dava la mano: io e Simonetta, la figlia di Stella, ci facevamo delle grandi risate.

Lettera famigliari 2

Durante questo primo periodo di permanenza lo zio, per nostra scelta, ha trascorso tutte le domeniche nelle nostre case, la mia e quella di mia sorella, godeva della presenza delle mie figlie Giulia e Anna che adorava, del mio primo nipotino Edoardo che lui affettuosamente chiamava “el bocia”.

Poi gradualmente il decadimento, dapprima difficoltà a camminare, poi ad alimentarsi, e poi la difficoltà a parlare, la più difficile da accettare per lui e per noi.

Si sforzava di trovare le parole, e solo qualche volta, fino a qualche mese fa, riusciva a pronunciare “sì, va ciao” quando lo salutavamo, oppure “so' stufo”, perché si rendeva conto del suo stato.

Giovanni aveva vissuto in campagna, l’orto era una passione che lo teneva impegnato dalla mattina alla sera; poi c'erano la partita al bar quotidiana, il giretto a casa mia e di mia sorella con la sua macchina... Non erano ricordi così lontani, e il ritrovarsi, anche se gradualmente, in quello stato era qualcosa di troppo grande.

Poi l’ultimo periodo, quello che stiamo vivendo tutti da fine febbraio: la paura del contagio, la chiusura della Casa ai famigliari, i saluti con le video chiamate, e la sofferenza nostra di non poter accompagnare come avevamo fatto durante questi 3 anni e mezzo lo zio ad altra vita. Ma siamo serene, io e Giovanna. Abbiamo fatto per lo zio, quello che avremmo fatto per un genitore, gli abbiamo testimoniato con la nostra presenza e vicinanza in questa nuova casa, la nostra gratitudine per quanto abbiamo ricevuto da lui nel corso della sua e della nostra vita.

Lettera famigliari 3

Da sole non avremo potuto farcela, e per questo siamo qui a dire grazie a tutti: ad Elena, Elisa, Linda, Wanda, Federica, Alessandra, Cosetta, Michela, Elena, Carmela, Simona, Patrizia, Carolina, Milena e non me ne vogliano tutti quelli che non riesco a nominare, perché siete tanti e di tutti non conosco i nomi.

Siete una grande squadra, per vincere vi allenate ogni giorno con sacrificio e pazienza, ma alle spalle, avete dei bravi ed esigenti allenatori, la Direzione, la Presidenza...

E poi avete i Santi a proteggervi: anche per chi non ha fede, la storia della Fondazione è la dimostrazione che la carità cristiana e l’attenzione verso i deboli e chi è più fragile, gli anziani, la vincono su tutto, coronavirus compreso. Continueremo a pregare perché preservi tutta la casa, ospiti e operatori, da questa terribile tragedia sanitaria.

Per ultimi, ma per questo non meno importanti, vorrei ricordare Guerrino e Giannino, due ospiti che ci hanno lasciato tempo fa, che hanno condiviso con Giovanni la stanza da letto. Li ricordo in modo speciale, perché grazie a loro ho conosciuto due persone speciali: Dario e Cristian.

Dario, il figlio di Guerino, componente del Comitato dei familiari, persona di grande sensibilità, umorismo e simpatia.

Cristian, anche lui componente del Comitato e soprattutto volontario nella casa, persona dolce, e sincera.

I volontari che operano nella casa: non finiremo mai di ringraziarli, dedicano tempo, affetto e supporto nelle attività ricreative, durante la messa, nelle iniziative a ridosso del Natale, nelle feste di primavera, nelle feste per ricordare i compleanni.

Un ultimo pensiero lo rivolgo a tutte le persone ospiti e famigliari che abbiamo conosciuto in questi anni e che sono diventati un po’ anche nostri amici, in modo particolare frequentando il reparto dove era lo zio: Bruna, Regina con i figli, Francesca, Angela, Elena con le figlie, Maria con le figlie, Antonietta con i figli, Carolina con la figlia e poi Monia e Federica che seguono la loro zia al primo piano del nucleo Santo Stefano. Siamo legati fra di noi da un filo sottile, quasi invisibile: i pensiero comune di aver fatto una scelta giusta per i nostri cari, lasciandoli in questa casa, dove altri, oltre a noi, si occupano di loro.

Grazie di cuore a tutti, Lorena

PS Ho scritto la lettera in prima persona, ma è anche il pensiero di Giovanna mia sorella e dei miei famigliari.

Free and Full Templates

The best bonus by bet365 Ελλάδα 100% for new user.

NOTA - I cookie ci aiutano ad erogare servizi di qualità. Utilizzando i nostri servizi, l'utente accetta le nostre modalità d'uso dei cookie. Approfondisci